Il Mese del Documentario
  • Home
  • About
    • Il mese del documentario
    • Doc.International
    • Doc/it Professional Award
  • Città
  • Film
    • Call Me Kuchu
    • Le Cose Belle
    • Il Gemello
    • Il libraio di Belfast
    • The Machine Which Makes Everything Disappear
    • Materia Oscura
    • Noi non siamo come James Bond
    • Rent a Family Inc.
    • Stories We Tell
    • Tea or Electricity
  • News
  • Programma
  • Premi
  • Press
  • Gallery
  • Partners
  • Credits

Home Page | Intervista a Mario Balsamo

Intervista a Mario Balsamo

Regista di Noi non siamo come James Bond

A cura di Giulia Ghigi e Emma Rossi Landi 

1-Cosa ti ha spinto a fare questo film?

La necessità di capirci qualcosa del tumore che era ‘atterrato’ dentro la mia coscia destra. L’unica cosa che so fare è raccontare storie e così mi sono detto: ok, adesso tocca a me mettermi in gioco. Non da solo, però. Con un compagno di viaggio: il mio migliore amico, Guido, che aveva vissuto, anni prima di me, una vicenda di cancro (al sangue) di cui si porta i segni addosso. Con nostra reciproca sorpresa, dopo poco che giravamo e ci confrontavamo nelle inquadrature (come ‘i duellanti’ di cinematografica memoria), ci siamo resi conto che non stavamo facendo un film sulla malattia, bensì sull’amicizia: valore che ci ha permesso di superarla e che ora dava al nostro racconto una cifra universale.

2-Qual è stata la sfida più grande durante la lavorazione del film?

Ce ne sono state molte. A) Esserne il regista e al tempo stesso uno degli interpreti, rappresentando me stesso. Quindi saltare fuori e dentro l’inquadratura e da dentro buttare un occhio clandestino a ciò che la telecamera stava facendo. Grazie a Dio, avevo un ottimo gruppetto di professionisti che hanno reso il lavoro di alto livello. B) Reggere il costante  duello con Guido, dato che persona più diversa da me non ci potrebbe essere: con in più quella sottile tensione elettrica che corre tra di noi fin dall’inizio. C) E a volte ho dovuto anche scegliere tra privilegiare l’amico o il regista, quando (com’è avvenuto) le due cose erano in contrapposizione. Sì, una volta non ho esitato a tradire Guido per il bene del film.

3-Qual è stato il momento di maggior soddisfazione?

In progressione: 1) Essere scelti per il Concorso di lungometraggi, la sezione più importante del Festival di Torino. 2) Una sala di 650 persone che vibra alla stessa frequenza delle scene che si susseguono sullo schermo (decisamente sterminato): emozione incomparabile, così come sentire gli applausi e le parole delle persone che ringraziavano me e Guido per aver fatto “Noi non siamo come James Bond”. Abbiamo capito che la nostra storia risuonava in molti, li faceva entrare in empatia, generava una reazione inusitata: ogni spettatore sentiva come se un pezzetto del nostro film l’avesse fatto anche lui, tanto vi era entrato dentro. 3) Il Premio speciale della Giuria consegnatoci da Paolo Sorrentino… e io che continuavo a ripetermi: “Da qui a qualche istante qualcuno mi scuote violentemente e mi sveglia dal sogno”!

4-Cosa ami e cosa odi del fare documentario?

Ahimé, ci sono solo cose che amo! E quella che potrebbe sembrare la più odiosa, è per me ciò che dà maggior valore a un film del reale: l’imprevedibilità. Il non sapere mai dove ti porterà la storia, o anche crederlo all’inizio e poi cambiare rotta perché quello che ti si presenta lo pretende. Correggere il tiro quando la realtà ti offre opportunità inaspettate: e soprattutto saperle vedere e coglierle. Qui sta l’autore, così come nel gioco raffinato in cui riesce – a volte- a prevenirla, la realtà: a spiazzarla, ad anticiparla. E’ lui a indicarle la direzione!

5-Cosa pensi dei confini tra realtà e finzione nel documentario?

Sono sempre più convinto che siano categorie superate. Si dovrebbe parlare di ‘diverse forme di realtà’, tutte con la stessa dignità e medesimo statuto. Secondo me, non ci sono steccati né separazioni nel documentario, resta soltanto l’onestà di confrontarsi, attraverso la propria soggettività, con i molti livelli del reale. Di schaiffarci dentro autenticità e coraggio, e di giocare a carte scoperte facendone scoprire alcune agli spettatori.

mario-balsamo
noi-non-siamo-come-james-bond_cover
Share it
facebook
twitter
google
pinterest
bookmark

© Copyright Il Mese del Documentario 2013 / Email ilmesedeldocumentario@gmail.com